Luigi Rossini

 

Luigi Rossini nacque a Ravenna il 15 dicembre 1790 e morì a Roma il 22 Aprile 1875. Ancora giovane si portò a Bologna dove conobbe Francesco Rosaspina (1762 - 1841), insegnante presso I'Accademia della città di tecniche dell'incisione, che lo indirizzò alla bottega di Antonio Giuseppe Basoli (1744 - 1843) . Presso l'affermato artista bolognese apprese un po tutti i segreti del mestiere mentre all'Accademia il suo interesse si volgeva in particolar modo ai corsi dell'Antolini dedicati all'architettura. Dopo aver vinto il premio del concorso del Regno Italico per l'Architettura, lasciò Bologna alla volta di Roma giungendovi tra la fine del 1813 e l'inizio del 1814. Qúi, ben presto, dovette però accorgersi che i suoi tentativi di proporsi come architetto fallivano costantemente, "...essendo tutte le cariche occupate e conoscendo dalI'altra parte che per avanzarsi in tal genere abbisognavano forti impegni, aderenze e cortigianerie, mi risolvetti di mettermi ad incidere e battere la strada segnata dall'immortale Piranesi...". Un episodio, che si ritrova nell'autobiografia, attesta però l'iniziale insicurezza dell'artista a porsi nel campo dell'incisione: la pubblicazione nel 1814, come da lui stesso affermato ma più verosimilmente intorno al 1818 di "...un'opera di prospettive di Roma incise a contorno e colorate..., ma ne fu sbagliato il nome, mentre invece di Luigi fu posto Giovanni Rossini". Un esordio così maldestro fa in realtà pensare ad un tentativo volutamente celato sotto falso nome, per verificare l'impatto sia con le proprie capacità tecniche che con il mercato. La frequentazione della bottega del Basoli, che incideva anche a contorno vedute da colorare successivamente, dovette avere il suo peso nelle scelte che il Rossini seppe imprimere alla sua attività, ma è indubbio che fu il contatto con la cultura artistica romana che lo condizionò irrevocabilmente e lo instradò con decisione al genere della veduta incisa all'acquaforte. E' assai probabile che si appoggiasse, per questa prima esperienza, ad amici editori già conosciuti, ma la pur breve e titubante prova, dovette metterlo in relazione con il mondo dell'incisione romano, con il profondo bagaglio culturale e tecnico ad esso strettamente connesso. Fu così che venne man mano scoprendo le incisioni di Giovan Battista Piranesi (1720 - 1778), che aveva avviato in Roma nella seconda metà del Settecento una florida calcografia, dopo il grande successo ottenuto dalla vendita delle sue famose vedute. Attraverso l'opera del grande incisore veneto Rossini s'inserisce così in quella tradizione artistica della veduta incisa, le cui origini risalivano a Roma fin agli albori dell'invenzione della stampa e in un certo qual senso la conclude. Dopo di lui, opere di documentazione sulla città, che interpretano la luce, i siti più ameni e pittoreschi, che da sempre avevano affascinato gli animi più sensibili e poetici, verranno affidate ad interi nugoli di fotografi, che ai loro predecessori incisori si richiameranno costantemente, ma che inevitabilmente produrranno un materiale diverso, sia per la destinazione, che per gli esiti formali.

Non ci è dato qui di ripercorrere questa gloriosa tradizione, da cui attingere preziosi elementi che meglio ci predisporrebbero a comprendere alcuni aspetti dell'opera di Rossini perchè ciò ci condurrebbe molto lontano. Ma è bene tenere presente che la sua elaborazione non è solo la continuazione aggiornata delle scelte artistiche operate prima di lui da Piranesi, ma anche un capitolo, cospicuo ed interessante, di quella tradizione che da sempre aveva individuato in Roma e nelle sue potenziali vedute paesaggistiche ed archeologiche, il luogo privilegiato di interpretazioni visionarie, scientifiche, poetiche, e nell'acquaforte, un mezzo espressivo eccezionale per evocarle.

Dobbiamo poi ricordare che la situazione culturale nella quale Rossini si trova ad operare è complessa e molti dei problemi che si erano accumulati nel corso del XVIII secolo, vengono ora decisamente alla luce.

La politica culturale in tale particolare settore artistico era stata infatti, per tutto il Settecento, gestita dalla Calcografia Camerale, che andò man mano ampliando il suo già vasto catalogo di stampe e di rami acquistando matrici dal libero mercato e commissionando diverse opere agli incisori più famosi. Ma all'inizio del XIX secolo la crisi, che già si era preannunciata nel secolo precedente, ha raggiunto ormai un limite che non permette più facili riallineamenti e richiede veri e propri interventi strutturali, essendo ormai le vendite scadute a livelli bassissimi. Purtroppo, si rivelerà insufficiente anche la direzione che Pio VI volle affidare, per tentare di risollevare le sorti di una istituzione decisamente deficitaria, ad un architetto c:li chiara fama quale Giuseppe Valadier (1762 - 1839), che la diresse dal 1786 al 1809 e poi dal 1814 al 1839.

In realtà la crisi dell'istituto camerale era dovuta essenzialmente ad un fatto di mercato, non riuscendo per eccessi di controlli burocratici ad adeguarsi con tempismo, alle sempre nuove e diverse esigenze del pubblico .

Infatti la cultura più attiva, più ricettiva ed attenta alle novità, si andava organizzando, già da diverso tempo, in alcune botteghe e presso gli studi di alcuni artisti venuti a Roma soprattutto dal Nord Italia. Dopo Piranesi, la bottega di Giovanni Volpato (1735 - 1803) diviene, negli ultimi due decenni del XVIII secolo, un importante centro di elaborazione artistico-culturale legata alle nuove tendenze del gusto neoclassico, che intrattiene contatti con tutta l'Europa, coinvolgendo ricche committenze e diversi artisti. Attraverso Volpato giunsero a Roma intere famiglie di incisori come i Cunego, i Folo, i Fontana, ed artisti della grandezza del Canova. Sono anni in cui fervono diverse iniziative tese a tradurre nel linguaggio incisorio interi cicli pittorici e molte opere classiche di autori ormai riconosciuti e apprezzati come maestri univesali quali Michelangelo, Raffaello, i Carracci, Correggio. Nasce e si consolida l incisione neoclassica, con i suoi canoni e le sue ferree leggi. Ma sono anche gli anni che vedono rifiorire la passione per il paesaggio e svilupparsi il gusto per la veduía pittoresca, tendente a sottolineare gli usi e i costumi di tante caratteristiche realtà locali.

A Roma, un particolare impulso a questo genere era venuto proprio dal Volpato e dalla sua bottega, che aveva introdotto un gusto delicato ed atmosferico nelle sue vedute romane, ma anche dalla sua fruttuosa collaborazione con lo svizzero Ducros (1748 -1810), con il quale contribuì alla nascita ed al concretarsi di un mercato basato sulle stampe incise a contorno e successivamente acquarellate.

Numerosi incisori vanno man mano riempiendo i cataloghi di vari editori e della Calcografia Camerale con questo genere di stampe, fra cui ricordiamo Federico Guglielmo Gmelin (1760 -1820), con le vedute di Tivoli, Carlo Labruzzi (1765 - 1830) con le vedute delI'Appia Antica, Bartolomeo Pinelli (1781 - 1835) a cui Rossini affiderà, dal 1817 al 1835,1'intervento sulle lastre per le figure delle sue composizioni, riproducendo la forma di collaborazione che vi era già stata tra Volpato e Ducros; Domenico Amici (1808 - 1871), Antonio Acquaroni (1801 - 1874), Pietro Parboni (1783 - 1841) .

Fu dopo che gli eredi di Giovan Battista Piranesi decisero di traslocare l'intera Calcografia paterna a Parigi, lasciando scoperto il mercato in un ambito, quello della veduta, così sensibile ai mutamenti del gusto, che si presentò a Rossini l'occasione concreta che legittimò sul mercato romano la sua operazione editoriale. Se per la Calcografia di Piranesi il trasloco in suolo francese determinerà il precoce fallimento dell'impresa editoriale, poichè troppo diversa e lontana era la cultura romantica dei primi decenni del XIX secolo a Parigi, da quella che aveva informato la sua opera, si crea invece per Rossini a Roma una insperata vacanza, che venne da lui ampiamente sfruttata e colmata con una notevole capacità imprenditoriale. Nascono così, a partire dal 1818/19, le sue prime raccolte di acqueforti esemplate sul lavoro di Piranesi fin nelI'impostazione strutturale oltre che stilistica. Vengono man mano alla luce: "Raccolta di cinquanta principali vedute..." (1818 - 1819) in 50 tavole; Le antichità romane..." (1819 - 1823) in 101 tavole; "Le antichità dei contorni di Roma..." (1824 - 1826) in quattro parti, "l sette Colli di Roma" (1827 - 1829) in 30 tavole; "I monamenti più interessanti di Roma..." (1828 - 1830) in 56 tavole; "Le porte e le mura del recinto di Roma" (1829) in 35 tavole; "Gli archi trionfali onorari e funebri degli antichi romani..." (1836) in 73 tavole; "Scenografia degl'interni delle più belle chiese e basiliche antiche di Roma" (1839 - 1843) in 30 tavole; " Scenografia di Roma moderna che comprende..." (1848 - 1850) in 20 tavole.

Attraverso queste opere dedicate a Roma, di cui vengono riproposte le immagini più significative e suggestive, realizzate in circa mezzo secolo di alacre attività, I'incisore ravennate viene ridisegnando il volto della città, rilevando con acuta ed oggettiva attenzione i dati della sua complessa realtà archeologica e dei suoi luoghi più incantevoli.

Per risolvere tecnicamente questo vasto insieme d'incisioni, Rossini si valse della tradizione incisoria che il Settecento aveva saputo elaborare in Roma ad opera di Giuseppe Vasi (1710 - 1782) e di Piranesi, tradizione che comunque affondava le proprie radici nel XVII secolo, come attestano gli espisodi di Giovan Battista Falda (1648 - 1678), Alessandro Specchi (1668 - 1729) e Lievin Cruyl (1640? - 1720?), per rimanere nel campo strettamente grafico. Ma fu operante in lui soprattutto la lezione degli incisori della fine del secolo, come Volpato, a cui Rossini guardò con vivo interesse.

L'incisore di Bassano del Grappa aveva saputo infatti, con sensibilità tutta veneta, risolvere le delicate atmosfere dei cieli e della luce di Roma, attraverso un'acquaforte tonale capace di restituire le più piccole variazioni luministiche e chiaroscurali. Quando Rossini elaborò I Sette Colli di Roma, facendo risaltare i valori paesaggistici, i cieli e la luce tipici della città, la cultura e la tecnica che lo informarono e lo sostennero furono proprio quelle neoclassiche del Volpato e della sua scuola, mediate naturalmente da una forte coscienza del mezzo espressivo, che seppe infondergli lo studio analitico della tecnica piranesiana. Nascono così le sue vedute di Roma più intensamente liriche e ariose, il "Panorama di Roma antica e moderna", ll Monte Quirinale", ll Monte Celio", 'll Monte Aventino", "Il Monte Viminale", "ll Monte Esquilino", "1I Monte Gianicolo", "Il Monte Capitolino" , "Altra veduta del Monte Capitolino, a mezzogiorno", "ll Monte Palatino", "Veduta del Monte Pincio, é della gran Piazza del Popolo", per concludere con la maestosa ricostruzione fantastica della "Parte del Foro Romano e Monte Capitolino col Tempio di Giove" dove l'attenta documentazione dei siti e dei gloriosi monumenti della città ripresi dai luoghi più suggestivi, i Sette Colli appunto, riassumono e compendiano il suo laborioso stile di lavoro.

Pur marrtenendosi nel contesto della veduta, Rossini non rinunciò mai a documentare filologicamente anche le emergenze archeologiche, apportando delle sostanziali novità rispetto alle precedenti interpretazioni. Il "raccontare" ancora le bellezze paesaggistiche e monumentali di Roma e dei suoi dintorni, il documentarne la vita nei suoi aspetti più pittoreschi e ricchi di peculiarità, lo avvicinano alle elaborazioni artistiche settecentesche, mentre la ricerca di una documentazione quanto mai puntigliosa, suffragata da acquisizioni sulle fonti e dai diretti confronti con le scoperte moderne, l'illustrare i restauri, ricostruire piante e prospetti di edifici e siti, lo vengono ponendo come protagonista nell'elaborazione culturale della Roma del primo Ottocento.

Questo duplice aspetto che è possibile cogliere nella sua opera, fu con molta probabilità la ragione del suo successo personale, e l'immagine ancora serena e fiduciosa che seppe dare della città segnò la fortuna dell'artista nel tempo. Dobbiamo cómunque considerare che l'immagine un po' convenzionale e atemporale che scaturisce dalle sue incisioni, corrisponde molto alla Roma di quegli anni, rimasta urbanisticamente parlando uguale a se stessa fin oltre il 1870, e dove l'integrazione fra antico e moderno era avvenuta quasi sempre attraverso un sapiente quanto intelligente compromesso, al quale è indubbio l'apporto che Rossini seppe imprimere con i suoi studi. Compromesso che purtroppo, con il passare del tempo, è andato alquanto vanificandosi .

 

Veduta della Piazza del Popolo

Luogo chiamato volgarmente l'antica scuola di Cicerone

Veduta della Torre, detta di Nerone

Veduta di fianco del Campidoglio Romano

Veduta posteriore delli Santi Quattro

Veduta d'una Casa dei Bassi Tempi, in Trastevere

Veduta di Ponte quattro Capi, e dei Molini di Roma

Veduta d'un Cortile a Colonna Trajana

Veduta del Ghetto di Roma

Veduta della Basilica di S. Giovanni e Paolo

Veduta Generale di S. Giovanni e Paolo

Veduta dell'Arco di Tito (colosseo)

Veduta dell'Arco di Tito

Veduta Generale del Tempio di Vesta in Roma

Veduta del Pronao del Tempio di Vesta in Roma

Veduta del Tempio della Pace, e degl'avanzi del Portico

Veduta degl'avanzi d'una delle navate minori del Tempio della Pace

Veduta dell'Arco di Giano, e degl'Orefici

Veduta del Quartiere de' Svizzeri, e di porzione del Portico di S. Pietro in Vaticano

Veduta della Colonna dell'Imperatore Foca, fatta escavare dalla Duchessa di Devonshire

Veduta degl'avanzi delle Terme di Caracalla

Veduta di Porta Capena

Veduta delle tre Colonne di Castore, e Polluce, e del Foro Romano

Veduta delle tre Colonne di Castore, e Polluce

Veduta del Tempio di Venere, e Roma

Veduta degl'avanzi del Tempio della Concordia

Veduta delle tre Colonne di Giove Tonante, secondo gl'ultimi scavi

Veduta degl'avanzi del Tempio di Marte Vendicatore

Avanzi de' Portici d'Ottavia

Avanzi del Fianco del Vestibolo de' Portici d'Ottavia

Veduta Generale del Foro Romano

Veduta degl'avanzi d'una delle Sale degl' Imperatori, nelle Terme di Tito

Veduta dell'Anfiteatro Flavio detto il Colosseo

Veduta degl'avanzi d'uno de' Principali ingressi del Colosseo

Veduta interna d'una delle logge del Colosseo

Avanzi delle Terme di Costantino, sul Quirinale

Veduta dell'ingresso del Sepolcro dei Scipioni

Veduta degl'avanzi delle Terme Diocleziani

Veduta degl'avanzi della Curia Ostilia

Avanzo del Teatro Neroniano domestico sul Palatino

Veduta degl'avanzi degl'Acquedotti che dal Monte Celio, conducevano l'Acqua Claudia sul Palatino

Veduta dell'Arco dei Consoli Silano, e Dolabella

Veduta degl'avanzi del Palazzo de' Cesari, sul Monte Palatino

Veduta del Convento delle Monache Domenicane

Avanzi dei Portici di Filippo

Veduta dell'Arco di Costantino

Campo pittoresco presso Palazzo Rospigliosi

Veduta dell'Acquedotto dell'Acqua Vergine

Veduta del Pantheon, d'avanti all'Obelisco

Scena Teatrale